Missiva inviata al Presidente Mattarella
Sig. Presidente,
ho apprezzato con interesse il Suo recente richiamo verso
l’attenzione sulla sicurezza dei luoghi di lavoro a seguito dei troppi morti
verificatisi dall’inizio dell’anno. 306 vittime nei primi 4 mesi dell’anno in
corso con un aumento di circa del 10% rispetto allo stesso periodo dell’anno
passato.
Sono un ingegnere civile edile (professionista operativo in
pensione) con esperienza professionale di 38 anni, ed esperienza
imprenditoriale nel campo del restauro e consolidamento di edifici d’interesse storico, monumentale e non di 35 anni, con
cantieri al tempo operanti in diverse
regioni italiane.
I miei dipendenti in tutti quegli anni, nonostante le alte difficoltà dei
cantieri spesso con lavorazioni ad alte quote, non ebbero mai incidenti
rilevanti, tanto che la mia Impresa pagava un premio INAIL minimo del 7%
sull’ammontare annuo del fatturato. Non
poche imprese all’epoca pagavano un tasso fino al 15%. Tutto ciò per dirLe che
in tema di sicurezza sui luoghi di lavoro, almeno sul campo edile, parlo con
cognizione di causa.
Abbiamo recepito “tout court” l’impianto normativo della sicurezza dei lavoratori
direttamente dall’Europa senza minimamente tener conto
delle diversità delle strutture imprenditoriali rispetto ad altri Stati membri,
suddividendo le responsabilità in mille rivoli tanto che nei corsi di
aggiornamento professionali obbligatori si parla in gran parte della tutela
giudiziaria dei Coordinatori per la sicurezza, per il resto se avanza tempo ci
si occupa della vera prevenzione degli infortuni sui lavori.
Sig, Presidente, provi
a leggere un qualsiasi piano di coordinamento e sicurezza, in fase di
progettazione ed in fase di esecuzione di competenza di professionisti incaricati
oltre al piano operativo di sicurezza ad opera dell’impresa esecutrice, si
accorgerà che così come impostati dai software in uso (tutti) questi cosiddetti
piani producono centinaia e centinaia di inutili carte anche per un piccolo
cantiere che nessuno leggerà mai.
Per farla breve ad ogni voce di elenco prezzi si associa
una determinata voce che riassume i rischi per i lavoratori nell’eseguire tali
opere.
Per esempio se un certo numero “n” di lavorazioni prevedono
l’uso della gru, i piani di sicurezza riportano “n” volte
le stesse indicazioni di tutela per l’uso della gru. Così per ogni altra
macchina, da qui centinaia e centinaia di pagine ripetitive tutte uguali. Però
gli obblighi sono stati formalmente rispettati.
Di contro un vero lavoro eminente fu fatto dall’ex scuola edile di Torino che produsse in proposito cinque
testi a seguito di indagini statistiche su migliaia di cantieri. Scuola oggi
purtroppo non più operativa.
Per quanto mi riguarda la vera sicurezza l’ho imparata li è l’ho praticata come imprenditore in tutti i cantieri in
trentacinque anni senza aver mai avuto un incidente rilevante come sopra
accennato.
La scuola edile di Perugia fece una cosa meno scientifica
ma altrettanto efficace, compilò una ventina o più di opuscoli di lettura
agevole sotto forma di fumetti gradevoli da distribuire tra i lavoratori.
Ognuno di questi opuscoli trattava l’uso dei macchinari in edilizia, i
pericoli, le manutenzioni e le dotazioni personali di sicurezza per i
lavoratori, financo le sostanze pericolose in uso in edilizia.
Lo stato di fatto odierno non è certamente imputabile solo
alla normativa vigente, però per la mia veneranda esperienza posso affermare
che questo tema debba essere affrontato in maniera diversa, ovvero:
la responsabilità della sicurezza dei lavoratori deve
essere univoca ovvero a solo a carico dell’imprenditore, se questi avrà le capacità operative opererà
in proprio, altrimenti incaricherà professionisti allo scopo, entrambi
responsabili della sicurezza sui cantieri.
Quando il nostro Paese recepì le normative europee non
partivamo da zero, gli Ispettorati del Lavoro e i funzionari INAIL vigilavano con
efficacia senza l’uso di montagne di carte.
Partecipo, in quanto obbligato, ai corsi di formazione professionale
sulla sicurezza dei luoghi di lavoro, tutto ruota attorno sul come evitare
responsabilità giudiziarie del professionista incaricato, ma della vera
sicurezza poche parole.
Spesso mi domando dove sono finiti i nostri Ordini
Professionali, oggi del tutto inutili, anzi dannosi, tutti allineati alle
direttive ministeriali senza alcun spirito critico lontani dalla realtà. Non
troviamo più ascolto da parte di nessuno, intanto purtroppo i morti sul lavoro
crescono.
Ho ascoltato che convocherà il Ministro del Lavoro, bene,
La prego solo di non inondarci di ulteriori normative e/o direttive sulla
sicurezza dei luoghi di lavoro, ne abbiamo già troppe.
Facciamo funzionare al meglio quelle che abbiamo magari con
molta meno carta ma con più preparazione degli addetti ai lavori senza spalmare
le responsabilità in ogni dove.
Saluti Cordiali
Ing.
Angelo Cuicchi