Mio marito, come saprete non teme certo
esporsi in prima persona, avvezzo a parlare in pubblico o in
assemblee istituzionali o professionali, però questa volta mi ha
pregato di leggere questa sua riflessione di uno spaccato di vita
paesana vissuto insieme a Filiberto e ad altri amici e tornato in
mente per i dolorosi eventi di questi ultimi giorni, che lo hanno
emotivamente colpito tanto da non poterlo raccontare lui stesso.
Cari amici,
sono sincero, per carattere determinato
sulle mie convinzioni, ma questa volta e per questa occasione ho
chiesto ad un amico, oltre che un parente, se fosse opportuno che io
in questo luogo e in questa circostanza potessi esprimere
pubblicamente ciò che sono sentimenti puramente personali.
Mi ha risposto che questa casa è
aperta a tutti e mi ha incoraggiato a farlo. Gli ho dato retta,
quindi Filiberto eccomi qui. In poche ore due naturali disgrazie, di
quelle che sono parti integranti della dinamica inarrestabile della
vita.
Oggi a Te, ieri a Ferrino, recentemente
a Ferruccio, tempo fa a tuo padre e ancora prima anzitempo a
Giuliano a Edelvezio, a Vinicio , a Gregorio e a molti altri, che non
nomino perchè ne dimenticherei qualcuno, ma che sono però sempre
nei miei pensieri.
Molti penseranno, ma questi sono stati
il Partito Repubblicano di Serra San Quirico.
Si, sono loro, insieme ai pochi ancora
sopravvissuti.
Perchè questa volontà di ricordarli?
Perchè dovete sapere che per me sono stati i secondi padri della mia
vita, e tu Filiberto un altro fratello maggiore.
A Te e a tutti loro devo molto:
di avermi accolto in quella grande casa
di un piccolo partito,
di avermi dato il piacere di
rappresentare tutti loro nella politica per molti anni;
di avermi forgiato, insegnato a
coltivare e praticare con dedizione i veri valori della vita:
l'amicizia, quella spogliata
dall'opportunismo, la lealtà, il mutuo soccorso e la moralità
pubblica.
Di tutto ciò ne vado orgoglioso.
Per brevità alcuni ricordi:
Ferrino, come potrò mai ringraziarti,
quando avevo fame mi hai dato da mangiare, questi atti di generosità
non si possono dimenticare e ti rimangono in mente per tutta la vita
come monito ed esempio comportamentale, che poi da imprenditore e da
professionista per quanto ho potuto e per quanto ancora oggi posso,
pratico.
Ferruccio insieme ad altri, sei stato
il mio difensore civico senza se e senza ma. Ricordo con piacere i
nostri incontri verso la fine della tua esistenza a casa tua, dove mi
raccontavi per l'ennesima volta le tue vicende quale esimio
rappresentante della Istituzione locale e mi mostravi la raccolta
delle tessere d'iscrizione al partito sin dagli albori.
Ero contento e attento perchè leggevo
da questi nostri incontri la felicità che traspariva dai tuoi occhi.
Che dire degli altri;
i miei fratelli, per investimenti
locali forse troppo impegnativi e per quei casi della vita che ogni
tanto capitano, si trovarono in momentanea difficoltà finanziaria,
chi intervennero?
Loro, tuo padre in testa, te stesso
Filiberto, ed altri. Una famglia allargata, economicamente
disinteressata ma pronta a fornire quel mutuo soccorso oggi
impensabile nell'individualismo imperante.
Filiberto, tra noi abbiamo spesso
ricordato quei scontri di piazza con i maggiorenti del tempo sui
sistemi di governo dei mondi di allora; gli anziani e noi più
giovani in prima linea, senza timore alcuno ma con la forza derivante
dalla consapevolezza della ragione.
Ti sembrerà strano Filiberto, alla mia
età ormai si vive anche di ricordi, per primo quelli
dell'adolescenza e della prima gioventù che nemmeno il tempo riesce
a farteli dimenticare, poi le battaglie politiche in piazza, articoli
di stampa, l'infinito duello con gli avversari, e ti assicuro che
sono piacevoli ricordi, che vanno oltre le vicende della vita
lavorativa.
Mi mancano quelle discussioni,
specialmente oggi, dove non trovi interlocutore per discutere su
questo nostro Stato ormai al collasso, che vive solo sul debito
pubblico contro quel rigore economico Lamalfiano, o di quello
dell'ordine pubblico del vituperato Oronzio Reale, tanto che un
credente direbbbe che questo Paese ormai ha perso l'anima.
Tra questi pensieri di noi amici ho
ancora un cruccio. A quel tempo lasciai l'assessore Edelvezio da
solo, e ancora oggi mi chiedo se feci bene o male; ma la nostra
scuola era chiara, quando non hai più il consenso della maggioranza
bisogna che ti fai da parte. Ed io questo feci. Una delle tante
decisioni sofferte della vita che ognuno di noi prende in solitudine,
che rimangono li nel tempo e che ogni tanto riaffiorano.
Prima di salutarti Filiberto mi piace
ricordare il tuo solito lamento scherzoso per divertire gli amici
“li casa mia io non ho comannato mai,
prima babbo, dopo mi moie e adesso mi fiio. Insomma, a me m'ha
saltato."
"Non so se mi capito.”
Un abbraccio affettuoso dal tuo amico
Angelo.