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Non si può tacere:
ieri m’imbatto
in una comunicazione di InGenio circa la reintroduzione legislativa “dell’equo
compenso professionisti”.
Il titolo
ovviamente mi incuriosiva tanto che, nel pensare tra me e me “finalmente”,
andavo avanti nella illustrazione per sommi capi del DDL. Era già notte fonda,
non l’avessi mai fatto. Ho perso il sonno per tutta la notte.
Secondo il
DDL l’equo compenso è una oggettiva esigenza per tutti i consumatori perché li
mette al riparo da servizi professionali di bassa qualità. Fin qui siamo ad una
enunciazione di principio a dire il vero del tutto inutile. Tra privati
l’incarico professionale normalmente si basa su una reciproca fiducia tra
committente e professionista per conoscenza diretta e per esperienze passate.
Comunque basato qualora ritenuto necessario da un contratto d’incarico
comprendente ovviamente l’elenco delle prestazioni e i relativi compensi.
Per ovvi
motivi, che più avanti specificherò, il rapporto tra il Pubblico e il Privato
l’enunciato rimane una sterile inutile affermazione di principio.
Invece la
parte più interessante del DDL riguarda l’entità dei compensi, un altro enunciato
sensato destinato però a rimanere solo sulla carta: il compenso deve essere
proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, tenendo conto
della natura, del contenuto e delle caratteristiche delle prestazioni
professionali.
Da
quest’ultimo sacrosanto principio mi aspettavo in qualche modo il ripristino in
un tariffario minimo diviso, come sarebbe logico, per differenti funzioni che
sono tante e di diverso impegno e responsabilità. Niente affatto, e qui
confesso ho rischiato di andare fuori di testa.
Secondo il
DDL, come si determinano questi variegati compensi?
Semplice: facendo riferimento a
parametri vigenti, anche se limitati, nell’impiego del contenzioso (con discrezionalità
del giudice caso per caso). Il compenso inferiore ai minimi stabiliti dai
parametri vigenti si deve ritenere iniquo.
Infine: la soluzione potrebbe
consistere nel dare forza di legge ai contenuti minimi degli accordi collettivi
sottoscritti da loro organizzazioni di
rappresentanze con le associazioni delle committenze.
In poche
parole l’elevazione al quadrato di una nuova forma di sindacalismo con quote
d’iscrizione, rappresentanze, poltrone e così via.
A questo
punto alcune domande mi sono venute spontanee:
cosa c’entra
la progettazione ingegneristica, la direzione dei lavori, i collaudi con responsabilità
civili per 10 anni e penali a vita con i parametri di un contenzioso civile? Ma
tutte queste teste d’uovo, hanno mai messo piede in cantiere? Hanno bene in
mente gli adempimenti formali triplicati negli ultimi 10 anni al solo scopo di
ottenere un qualsivoglia permesso a costruire? Basiamo il tutto sull’importo
delle opere? Le trattiamo tutte alla stessa stregua? La consulenza al pari di
una progettazione? Ma dove vivono, sulla luna!!!
I periti del
Tribunale di Ancona statisticamente lavorano a 3.80 euro l’ora, dopo 2
incarichi mi sono cancellato. Non va meglio per i CTU (quelli dei contenziosi),
vengono pagati, previa accettazione del giudice, sulla base di un tariffario
vecchio di oltre trenta anni. Ma questi signori del DDL queste cose le sanno?
Si perché se non conoscono la realtà anche a nome di molti miei colleghi Li
invito cortesemente di lasciar perdere e trovarsi una nuova occupazione, magari
in agricoltura dove come si sa occorrono sempre nuove braccia.
Oltre la
crisi del comparto edile che negli ultimi anni l’ISTAT ha registrato redditi
medi lordi per architetti e ingegneri di circa 20.000,00-30.000,00 euro annui,
gli imponiamo i compensi minimi del contezioso giudiziario? Cari signori
abbiate il coraggio di dire loro: andate all’estero, buttate i documenti
personali imbarcatevi su un barcone di turno con gli immigrati e alla identificazione
registratevi come clandestini economici provenienti dall’Italia. Dite loro che
non vi occorre niente chiedete, se siete in coppia i 90.00 euro al giorno di
legge, oltre 32.000,00 euro l’anno li avrete garantiti.
Se questi
sono i presupposti, se per il rapporto tra privati conta poco, quello con il
pubblico è un vero problema alla radice. Per le progettazioni di OO.PP. Tutti
concorreranno offrendo ovviamente la tariffa minima. Chi assumerà l’incarico?
L’amico del sindaco? Il dirigente di turno nominato dal sindaco? Il vincitore
verrà sorteggiato? Chi farà il sorteggio?
Cantone in tutte le stazioni appaltanti? Ma mafia capitale e l’expo 2015
non hanno insegnato niente? Mi sembra proprio di no.
Il minor costo non può essere l’unico fattore
giudicante, sulla base di un tariffario adeguato la scelta dovrebbe essere
basata sul rapporto qualità/prezzo e soprattutto sull’incidenza della
manodopera di progetto, ma non giudicato dalla stessa stazione appaltante ma da almeno una terna di professionisti terzi sorteggiati di volta in volta a rotazione dagli
ordini professionali tra gli iscritti agli albi con almeno 10 anni di
esperienza, come già si fa per certi collaudi o qualcosa del genere. Troppo
semplice, non si farà mai. Ma qui si entra in un altro capitolo quello del
codice degli appalti, tutta un’altra storia, ma descrivere quello che abbiamo
sopportato in proposito da tangentopoli ad oggi non basterebbe un libro. Come
ho detto è un'altra storia che insieme ad altre fa parte di una storia più
grande dal titolo “il collasso di paese da temo in declino”.
Ing. Angelo
Cuicchi