Il calcolo è quello di prendere i voti alle politiche senza la lista di Alfano. Nell'ultimo quinquennio 80 deputati, quasi tutti da lui scelti, sono passati dall'altra parte e ancora non gli basta. Continua a volerci privare del diritto alle preferenze, perché i capi come lui, Grillo e Renzi vogliono il personale controllo dei deputati. Caro Berlusconi, ti abbiamo votato sempre ma non lo faremo all'infinito. Spero solo una cosa, prego Dio, pur non essendo un credente, affinchè a 81 anni non mi rincoglionisca a tal punto, ammesso che ci arrivi. È meglio perdere che vincere con questi personaggi. A quanto pare Casini, Fini e oggi Alfano al Cavaliere non hanno insegnato proprio niente. Ora basta, a tutto c'è un limite. Non serve accarezzare gli agnellini che prima o dopo finiranno in graticola per raccatattare qualche voto quà e là.
Un Paese al collasso non si risana con i giochi di palazzo o calcoli elettorali di convenienza momentanea. Serve un consenso popolare ampio e vero. La politica della cosiddetta seconda Repubblica ha prodotto solo l'allontanamento della popolazione.
Proviamo qualcosa di nuovo che funzioni:
unioni di lista, collegi plurinominali con una preferenza, sbarramento al 5% senza alcun recupero.
Palese accordo tra i maggiori partiti per lasciare i centristi da soli, aldilà delle chiacchiere questi mantengono sistematicamente i piedi su due staffe, quando possono su tre, al solo scopo di conquistare una seggiola.
il Governo ?
Se nessuna coalizione raggiunge il 40%, che in tal caso avrebbe il premio di maggioranza, si potrebbe arrivare a coalizioni post elettorali tra liste per non più di 10 punti di programma per volta, incominciando per esempio dalla riforma del sistema giudiziario affetto da cancro inguaribile; lassismo e permessivismo per tutti i delinquenti di ogni sorta. Il risultato della politica comunista sessantottina da smantellare prima possibile.
Subito dopo bisognerebbe mettere mano anche ai privilegi dei politici, dei manager pubblicie e dei sindacalisti arricchiti oltre misura a nostre spese, riducendo in miseria i troppi sfortunati, tanto da far rimpiangere ad un repubblicano come me la monarchia. Il colmo
Angelo Cuicchi
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