Non sono mai stato berlusconiano. Ma ho sempre
ritenuto che
l’antiberlusconismo fosse peggio, se
mai è possibile,
del berlusconismo.
L’antiberlusconismo ha permesso alla sinistra di riciclarsi
oscenamente e di passare armi e bagagli dalla lotta al capitale alla
lotta per la questione morale; dalla lotta per i diritti del lavoro
alla lotta contro il cavaliere Berlusconi. Uno spettacolo osceno,
ripeto, di completo oscuramento delle contraddizioni sociali.
L’antiberlusconismo è stato, per sua essenza, un fenomeno di
oscuramento integrale della comprensione dei rapporti sociali. Questi
ultimi sono stati moralizzati o, alternativamente, estetizzati, e
dunque privati della loro socialità, inducendo l’opinione pubblica
a ritenere che il vero problema fossero sempre e solo il
“conflitto
di interessi” e le volgarità esistenziali di un singolo
individuo e non l’inflessibile erosione dei diritti sociali e la
subordinazione geopolitica, militare e culturale dell’Italia alla
potenza uscita vincitrice dalla Guerra Fredda.
Muta e cieca al cospetto della
contraddizione
capitalistica, la sinistra ha fatto convergere le sue
attenzioni critiche
su una persona concreta,
presentandola come la contraddizione vivente. In tal maniera, ha
potuto cessare di farsi carico dei problemi sociali e della miseria
prodotta dal sistema della produzione, illudendo l’elettorato e
inducendolo a pensare che il sistema, di per sé buono, fosse
inficiato dall’agire immorale e irresponsabile di un’unica
persona.
L’idiotismo dell’antiberlusconismo ha permesso alla sinistra
italiana di occultare la propria adesione supina al capitale dietro
l’opposizione alla contraddizione falsamente identificata nella
figura di un’unica persona, secondo il tragicomico transito dal
socialismo in un solo paese alla contraddizione in un solo uomo.
Come l’antifascismo in assenza integrale di fascismo, così
l’antiberlusconismo ha svolto il ruolo di fondazione e di
mantenimento dell’identità di una sinistra ormai conciliata
con l’ordine neoliberale. Ingiustizia, miseria e storture
d’ogni sorta hanno, così, cessato di essere intese per fisiologici
prodotti dell’
ordo capitalistico e hanno preso a essere
concepite come conseguenze dell’agire irresponsabile di un singolo
individuo.
Posso dire, peraltro, che rispetto ai tempi di Berlusconi il
peggio doveva ancora arrivare. E arrivò con
il colpo di
Stato finanziario chiamato
“governo tecnico”:
alludo al governo Monti, 2011. Con ciò che ne seguì: lacrime e
sangue sul piano sociale (Fornero ecc.); patetici fallimenti nella
politica estera, con il caso emblematico delle sanzioni alla Russia:
il primo caso dai Sumeri ad oggi in cui a trarre nocumento dalle
sanzioni è il Paese sanzionante e non quello sanzionato. Insomma,
diciamolo: il berlusconismo non fu il peggio, perché il peggio
doveva ancora arrivare.
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