Il
sisma che ha colpito il Centro Italia e, in particolare, i comuni di
Amatrice e Accumoli, ha fatto crollare perfino due edifici dell’
Ater di Rieti, l’Azienda territoriale per l’edilizia residenziale, che erano dotati di
certificazione antisismica rilasciata del
Genio Civile di Rieti l’11 luglio 1985, oltre che di autorizzazione all’abitabilità rilasciata dal
Comune di Amatrice il 9 ottobre 1989. E il crollo ha portato alla morte di oltre 20 inquilini delle case popolari.
La questione, che riporta al centro del dibattito l’inadeguatezza delle
normative antisismiche
e dei controlli dei tecnici dello Stato piuttosto che le responsabilità
degli amministratori locali costretti, in qualche maniera, a sottostare
alle decisioni e alle certificazioni dei tecnici, è stata rivelata in
tutta la sua drammaticità dal
commissario straordinario dell’Ater di Rieti, Eliseo Maggi, il quale ha tracciato un primo bilancio sul
sisma
che ha colpito i due Comuni dopo le verifiche avviate per valutare i
danni riportati dal patrimonio immobiliare gestito dallo stesso ente.
Nel territorio del
Comune di Amatrice gli immobili ex-
Iacp, poi diventati
Ater, sono 5, 2 dei quali sono crollati causando la morte di oltre 20 residenti.
Si tratta delle due palazzine di
Piazza Sagnotti,
con 6 alloggi ciascuna (10 alloggi su 12 a partire dal 2001 sono stati
riscattati dagli inquilini), entrambe costruite tra il 1974 e il 1977,
secondo la normativa antisismica vigente all’epoca.
«Entrambe – scrive in una nota lo stesso Commissario – risulterebbero dotate di
certificazione antisismica rilasciata del
Genio Civile di Rieti l’11 luglio 1985, oltre che di autorizzazione all’
abitabilità rilasciata dal
Comune di Amatrice il 9 ottobre 1989».
Ater afferma che «non risultano essere mai stati ottenuti, e di
conseguenza non sono mai stati utilizzati, fondi del sisma del 1997, in
quanto all’epoca negli edifici in oggetto non furono riscontrati danni
tali da dover intervenire sulla parte strutturale».
Un altro immobile, in
via Muzi, sempre ad Amatrice, secondo quanto riferisce
Ater Rieti, da una prima valutazione pare abbia riportato lesioni diffuse pur resistendo al devastante
sisma.
L’edificio è stato ultimato nel 1955 e anch’esso risulta ceduto per 5/6
agli inquilini dopo una procedura di riscatto. Ulteriori due immobili,
siti in
via San Cipriano, infine, avrebbero riportato delle lesioni contenute.
Gli edifici contano complessivamente 22 alloggi, solo tre dei quali ancora di proprietà dell’
Ater. «Le verifiche interne proseguiranno – ha detto il Commissario di dell’
Ater Eliseo Maggi
– e presso i nostri uffici è a disposizione degli inquirenti la
documentazione relativa alla storia dei fabbricati in oggetto. Sul
fronte operativo abbiamo già avviato sopralluoghi al fine di individuare
le iniziative per poter intervenire prontamente con l’obiettivo di
rendere gli immobili nuovamente utilizzabili».
Stampa -
vedi anche
Finalmente qualcuno avveduto comincia a mettere in dubbio l'efficacia del pasticcio delle norme antisismiche.
RispondiEliminaIn proposito ho già scritto, ma vale la pena aggiungere qualcosa. Oggi abbiamo una norma copiosa in linea come metodi di calcolo ad altri paesi, senza tener minimamente conto dei centri storici italiani che sono unici al mondo e la legge rispetto a questi edifici fa acqua da tutte le parti.
La norma trasforma l'ingegnere nell'applicatore di modellismi eccessivi e matematicamente risolvibili solo con computer e software sofisticati. Hanno fatto perdere la cultura tramandata per secoli dai migliori costruttori del mondo, che hanno costruitto le opere più belle sotto gli occhi di tutti. Non possedevano computer ma i metodi di verifica della tenuta e delle stabilità delle opere erano verificate per vie grafiche, con i cinematismi e i meccanismi dei corpi rigidi. Oggi siamo evoluti,riteniamo questi metodi obsoleti, ci affidiamo ad occhi chiusi ai risultati di questi calcoli al computer, senza capirne il più delle volte i significati.
I professori è bene che facciano i professori, ma per favore evitino di imbacuccare le teste degli ingegneri con una infinità di formule astruse.
Una parte dell'artico recita: “a sottostare alle decisioni e alle certificazioni dei tecnici, è stata rivelata in tutta la sua drammaticità” bene, a chi la lasciamo questa competenza ai medici!!! La politica prima di sparare cazzate ad alto zero fornisca ai tecnici norme degne di questo nome.
Il mondo moderno dalle grandi opere alle minori, è stato costruito con il metodo delle “tensioni ammissibili”, oggi l'abbiamo buttato, i motivi: troppo semplice, obsoleto, di facile controllo anche a mano, non sfrutta a pieno il materiale. Tutto ciò senza tener conto che è stato ampiamente dimostrato che per edifici fino a 4 piani, in termini di consumo di materiale, non differisce di nulla rispetto all'attuale metodo di calcolo agli “elementi finiti”, ma molto più complicato e del tutto inaffidabile per la verifica di opere murarie. Se oggi il materiale è migliore per mantenere almeno in alternativa il metodo classico alle tensioni ammissibili, bastava abbassare i coefficienti di sicurezza. Troppo facile e poco business.