venerdì 8 luglio 2016

L'Expo 2015, le infiltrazioni mafiose e il soccorso rosso


Quello che tutti temevano è successo. Puntuali come i treni al tempo di Mussolini, le mani delle famiglie mafiose si sono allungate sul mega business dell'Expo. Molto meno puntuale, forse, è stata la procura di Milano che prima di disporre 11 arresti per associazione a delinquere finalizzata a favorire gli interessi di Cosa nostra, ha aspettato che l'allora commissario Expo Giuseppe Sala, poi candidato dal centrosinistra a sindaco di Milano (e i cui più stretti collaboratori sono da tempo finiti in carcere), vincesse la sua sfida elettorale. Di pochi voti, tanto che viene ora da chiedersi come sarebbe andata a finire la partita con Stefano Parisi se le manette per gli appalti sui padiglioni Expo fossero scattate 15 giorni prima del voto e non 15 giorni dopo. Nervo scoperto per i magistrati, visto che ieri dopo aver convocato una conferenza stampa per raccontare le meraviglie dell'indagine, se ne sono andati seccati quando è stato chiesto loro conto di una tempistica quantomeno sospetta.
Giannino della Frattina

Ecco a voi i campioni della superiorità morale, a Craxi l'hanno mandato in esilio, Berlusconi ai servizi sociali, Sala naturalmente eletto sindaco di Milano, per lui, commissario dell'Expo, l'assunto "non poteva non sapere" non ė applicabile.
Angelo Cuicchi

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