venerdì 26 agosto 2016

Il Terremoto di Amatrice


In questi giorni anche per motivi professionali, come tutti seguo in televisione le tragedie del terremoto del 24 u.s. che ha colpito Amatrice e i Comuni vicini.
Tutte le volte a commentare i fatti sono i giornalisti, che come sempre sanno tutto di tutto, e anche qualche politico, come il sindaco dell'Aquila che di mestiere fa il medico.
Se va bene un geologo, degli ingegneri manco l'ombra.
Tutti a dire che cosa si deve fare e come fare, facendo una grandissima confusione tra edifici nuovi isolati, edifici datati ma di pregio dei centri storici con una identificabile caratteristica strutturale, ed edifici di aggregazione sempre dei centri storici cresciuti appunto in maniera disomogenea e in epoche differenti.
Ho anche sentito, in questo caso dal Sindaco, che tutto sommato non occorrerebbero tanti soldi, in alcuni casi basterebbe un intonaco. Allora siamo veramente nella merda e lo saremo anche per il futuro.
Per i lettori alcune brevi precisazioni in modo che quando seguite questi notiziari avrete almeno una pallida un'idea.
La nuova norma è del 2008 cosidetta NTC 08 promulgata subito dopo il terremoto dell'Aquila.
Un testo voluminoso prescrittivo contrariamente alle premesse denso di specifiche.
Per quanto rigurda i nuovi edifici c'è poco da dire. I materiali da usare devono essere certificati, e le loro resistenze sono certe al 95%. I metodi di calcolo sono complicati ma resi facili dai computers, macchine stupide ma molto veloci. Hanno un difetto, non pensano. Se i dati introdotti sono esatti e se il calcolo è regolarmente condotto, il pericolo sismico è garantito per la soglia dettata dalla legge. Per definizione l'edificio antisismico non esiste in quanto non possiamo conoscere l'entità del terremoto, la legge impone che un edificio in zona sismica deve resistere con danni ma con la salvezza delle vite umane rispetto ai limiti di danno accettabili per legge in quel luogo.
Anche per un giovane ingegnere, anche se poco esperto, ne viene fuori.
Il vero propblema, che è il problema dei problemi sono i centri storici.
Quando passano le immagini a video concentrate l'attenzione sui muri così come realizzati. Molti di questi il perchè stanno in piedi lo sa solo il Padre Eterno, sono spesso costituiti da ciottoli di pietra posti alla rinfusa con malta a base di terra e quando va bene di calce aerea.
Le norme prevedono una decina di tipologie di murature e per queste indica le loro caratteristiche meccaniche di resistenza. In effetti di tipi di murature ne conosciamo a centinaia, e nel calcolo vengono assunte come resistenze caratteristiche quelle più simili, ma del tutto incerte.
Anche di un edificio isolato esistente, benchè datato, in qualche modo si riesce con il calcolo ad avere un'idea per quanto approssimata della sua capacità di resistenza.
Quando invece parliamo di edifici d'interesse storico monumentale e di edifici aggregati nascono i problemi, il più delle volte di difficile soluzione.
La norma prima di tutto suggerisce un calcolo di verifica globale dell'edificio estraniato dal suo contesto. Primo grosso errore. In via subordinata indica e/o prescrive calcoli per parti singolarmente struttuarli le cui somme di questi sottinsiemi dovrebbero assicurare dopo rinforzi o consolidamenti la resistenza sismica.
Se per questi edifici mettete insieme: i tipi di murature incerte, l'estrapolazione a colcolo dell'unitarietà di resistenza del tutto impropria per gli aggregati, e quindi la conoscenza delle interazioni con gli edifici di contorno, potete immaginarvi il si o il no di verifica a calcolo.
In questi casi è bene però anche considerare che non vi è una specifica competenza da parte degli strutturisti, che dovrebbero annoverare esperienze di cantiere di almeno tre anni prima di approcciarsi ai calcoli di verifica di edifici esistenti in aggregazione.
La nostra ignoranza per la valutazione dei pericoli sismici è di fatto legalizzata con la norma per la tutela degli edifici storico monumentali di primaria importanza. In questi casi le verifiche richieste vengono condotte solo per i ventotto modi di rottura conosciuti dall'esperienza, non con procedimenti al computer sofisticatissimi, ma con la cinematica dei corpi rigidi, indipendentemente dai materiali componenti, da secoli ben conosciuta dalla scienza delle costruzioni. Ciò la dice lunga delle nostre conoscenze.
Ho esposto queste quattro righe con cognizione di causa, ho sulle spalle trentacinque anni di imprenditore per il restauro e consolidamento di edifici di interesse storico monumentale e altrettanti come professionista calcolatore strutturale. Il comuper aiuta ma non è sempre la soluzione dei problemi.
Qualcosa infine però è bene dirlo: se le pareti sono nelle condizioni che vediamo in queste trasmissioni televisive, esse vanno demolite e ricostruite, e mai avere la pretesa di consolidarle, come purtroppo quasi sempre invece avviene con risultati inutili, anzi dannosi.

Angelo Cuicchi

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