In questi giorni anche per motivi
professionali, come tutti seguo in televisione le tragedie del
terremoto del 24 u.s. che ha colpito Amatrice e i Comuni vicini.
Tutte le volte a commentare i fatti
sono i giornalisti, che come sempre sanno tutto di tutto, e anche
qualche politico, come il sindaco dell'Aquila che di mestiere fa il
medico.
Se va bene un geologo, degli ingegneri
manco l'ombra.
Tutti a dire che cosa si deve fare e
come fare, facendo una grandissima confusione tra edifici nuovi
isolati, edifici datati ma di pregio dei centri storici con una
identificabile caratteristica strutturale, ed edifici di aggregazione
sempre dei centri storici cresciuti appunto in maniera disomogenea e
in epoche differenti.
Ho anche sentito, in questo caso dal
Sindaco, che tutto sommato non occorrerebbero tanti soldi, in alcuni
casi basterebbe un intonaco. Allora siamo veramente nella merda e lo
saremo anche per il futuro.
Per i lettori alcune brevi precisazioni
in modo che quando seguite questi notiziari avrete almeno una pallida
un'idea.
La nuova norma è del 2008 cosidetta
NTC 08 promulgata subito dopo il terremoto dell'Aquila.
Un testo voluminoso prescrittivo
contrariamente alle premesse denso di specifiche.
Per quanto rigurda i nuovi edifici c'è
poco da dire. I materiali da usare devono essere certificati, e le
loro resistenze sono certe al 95%. I metodi di calcolo sono
complicati ma resi facili dai computers, macchine stupide ma molto
veloci. Hanno un difetto, non pensano. Se i dati introdotti sono
esatti e se il calcolo è regolarmente condotto, il pericolo sismico
è garantito per la soglia dettata dalla legge. Per definizione
l'edificio antisismico non esiste in quanto non possiamo conoscere
l'entità del terremoto, la legge impone che un edificio in zona
sismica deve resistere con danni ma con la salvezza delle vite umane
rispetto ai limiti di danno accettabili per legge in quel luogo.
Anche per un giovane ingegnere, anche
se poco esperto, ne viene fuori.
Il vero propblema, che è il problema
dei problemi sono i centri storici.
Quando passano le immagini a video
concentrate l'attenzione sui muri così come realizzati. Molti di
questi il perchè stanno in piedi lo sa solo il Padre Eterno, sono
spesso costituiti da ciottoli di pietra posti alla rinfusa con malta
a base di terra e quando va bene di calce aerea.
Le norme prevedono una decina di
tipologie di murature e per queste indica le loro caratteristiche
meccaniche di resistenza. In effetti di tipi di murature ne
conosciamo a centinaia, e nel calcolo vengono assunte come resistenze
caratteristiche quelle più simili, ma del tutto incerte.
Anche di un edificio isolato esistente,
benchè datato, in qualche modo si riesce con il calcolo ad avere
un'idea per quanto approssimata della sua capacità di resistenza.
Quando invece parliamo di edifici
d'interesse storico monumentale e di edifici aggregati nascono i
problemi, il più delle volte di difficile soluzione.
La norma prima di tutto suggerisce un
calcolo di verifica globale dell'edificio estraniato dal suo
contesto. Primo grosso errore. In via subordinata indica e/o
prescrive calcoli per parti singolarmente struttuarli le cui somme di
questi sottinsiemi dovrebbero assicurare dopo rinforzi o
consolidamenti la resistenza sismica.
Se per questi edifici mettete insieme:
i tipi di murature incerte, l'estrapolazione a colcolo
dell'unitarietà di resistenza del tutto impropria per gli aggregati,
e quindi la conoscenza delle interazioni con gli edifici di
contorno, potete immaginarvi il si o il no di verifica a calcolo.
In questi casi è bene però anche
considerare che non vi è una specifica competenza da parte degli
strutturisti, che dovrebbero annoverare esperienze di cantiere di
almeno tre anni prima di approcciarsi ai calcoli di verifica di
edifici esistenti in aggregazione.
La nostra ignoranza per la valutazione
dei pericoli sismici è di fatto legalizzata con la norma per la
tutela degli edifici storico monumentali di primaria importanza. In
questi casi le verifiche richieste vengono condotte solo per i
ventotto modi di rottura conosciuti dall'esperienza, non con
procedimenti al computer sofisticatissimi, ma con la cinematica dei
corpi rigidi, indipendentemente dai materiali componenti, da secoli ben
conosciuta dalla scienza delle costruzioni. Ciò la dice lunga delle
nostre conoscenze.
Ho esposto queste quattro righe con
cognizione di causa, ho sulle spalle trentacinque anni di
imprenditore per il restauro e consolidamento di edifici di interesse
storico monumentale e altrettanti come professionista calcolatore
strutturale. Il comuper aiuta ma non è sempre la soluzione dei
problemi.
Qualcosa infine però è bene dirlo: se
le pareti sono nelle condizioni che vediamo in queste trasmissioni
televisive, esse vanno demolite e ricostruite, e mai avere la pretesa
di consolidarle, come purtroppo quasi sempre invece avviene con
risultati inutili, anzi dannosi.
Angelo Cuicchi
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