Ci domandiamo perchè ormai in questo
paese l'edilizia pubblica è allo sbando, dalle ricostruzioni dei
terremoti all'expo 2015 di Milano.
Forse è bene mettere un pò di ordine.
L'edilizia pubblica del dopoguerra e
anche prima delle guerre, è stata costruita e ricostruita con la
legge fondamentale dei LL. PP. n° 2248 del 20/3/1865. Legge
chiarissima nella sua stesura , lo dimostra la sua durata, 109 anni.
Venne infatti abrogata dalla legge
Merloni, la n° 109/94. Un calvario continuo, a sua volta abrogata dall'art. n°
256 del D.Lgs. n° 163/2006.
Allo stato attuale la normativa vigente
è rappresentata dal quadro che segue:
Come se non bastasse oggi siamo alle
prese con il nuovo codice sugli appalti D.Lgs. N° 50 del 18/04/2016-
Quello di 300 pagine circa e 356 articoli, con 167 errori accertati e
con ancora indefiniti decreti attuativi. UNA BOLGIA, ANZI PER MOLTI
UNA CUCCAGNA.
La legge fondamentale sui LL.PP. Del
1865 venne abrogata per la scoperta della corruzione. Di questo
fenomeno fu incolpata la legge, troppo chiara e troppo efficace. Si
ricorse pertanto alla nuova legislazione di cui sopra, ancora senza
fine e la corruzione si è moltiplicata.
Cerchiamo allora di esaminare le vere
cause.
Con l'entrata in vigore delle Regioni
nel 1970, sono stati man mano depotenziati i Genio Civile
provinciali, la cui struttura era comandata da un Ingegnere Capo e
dotata di Tecnici di alta esperienza nei diversi settori
dell'edilizia civile, come scuole, opere idrauliche, opere d'arte
stradali ecc. Questi Uffici, per conto dei Comuni e delle Provincie,
progettavano, dirigevano e collaudavano i lavori. La scuola del
nostro Comune ne è un valido esempio.
La politica, senza distinzione di
colore, ha voluto dare queste funzioni agli enti amministrativi, con
la possibilità di scegliersi i progettisti, i direttori dei lavori e
i collaudatori, oltre la gestione degli appalti. Da qui comincia il
casino. Chi viene chiamato a queste funzioni?: gli amici di partito e
la competenza passò in secondo piano.
Insomma prima il pubblico era di
competenza del pubblico, il privato del privato.
Oggi, l'intreccio delle opere pubbliche
con il privato è la causa fondamentale di questo disastro,
annullando di fatto anche la competenza dei tecnici dipendenti
pubblici diventati di fatto degli amministrativisti, addetti al
rispetto della montagna di procedure, ma non a quella della
regolarità tecnica dei lavori. Qualsiasi cosa d'interesse pubblico
viene rimessa al tecnico privato, un Sindaco sente per un argomento
10 tecnici se va bene ottiene 10 versioni diverse.
I Pubblici Ministeri di Amatrice come
quelli dell'Aquila, sempre dopo naturalmente, avranno da fare e non
poco, ma sarà in gran parte lavoro sprecato.
Dopo il terremoto dell'Aquila ci furono
200 inchieste, 19 processi e assoluzioni a pioggia.
Il perchè lo spiega molto bene
Carlo Nordio Procuratore aggiunto di Venezia:
“ Non è affatto semplice arrivare
a una condanna per omicidio colposo o per disastro colposo, il reato
classico del terremoto. Attenzione: nel processo non basta stabilire
che i lavori siano stati fatti male, no si deve dimostrare che se
fossero stati eseguiti nel migliore dei modi quella casa oggi non
sarebbe in macerie, quel campanile non sarebbe venuto giù, quella
chiesa sarebbe ancora al suo posto. Capito!”
l'indignazione
di oggi lascerà il posto ad un interminabile guerra di perizie?
“E' un rischio concreto: perizie e
controperizie in un estenuante duello tra le parti. Con una ulteriore
problematica: se scopriamo che i privati per risparmiare non hanno
effettuato le migliorie previste che facciamo, mettiamo sotto
inchiesta le famiglie dei morti?”
Vuol passare su
decenni di ruberie?
“Dobbiamo perseguire la tangente,
il falso,l'abuso, ma il disastro colposo non ammette scorciatoie. E
poi dobbiamo metterci in testa che nel codice penale non esiste
l'imponderabile, anche se nel nostro paese sono stati processati
perfino i professori che non avevano previsto, poveretti, il
terremoto dell'Aquila”
Pensateci bene quanto sarebbe più
facile:
pubblico al pubblico dalla A alla Z e
privato al privato, se non si ritorna su questa strada non ne verremo
fuori. L'edilizia pubblica deve ritornare pubblica e centralizzata
provincia per provincia, nel caso di inadempienze sarebbe
facilissimo trovare a chi attribuirle.
Alla politica spetta la programmazione
non gli affari.
Angelo Cuicchi
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